Nel 1382 il libero Comune di Trieste, per sfuggire all'ostilità dei suoi bellicosi vicini, delibera la dedizione della città al duca Leopoldo d'Austria, riconoscendone i successori come suoi signori naturali ed ereditari e segnando così il suo futuro: da questo momento e sino alla fine della Grande guerra la città avrebbe fatto parte degli Erbländer, i “paesi ereditari” asburgici.
Nel 1719 l'imperatore Carlo VI la proclama porto franco ed è l'inizio dell'ascesa, il piccolo borgo di pescatori si trasformerà in una capitale economica e finanziaria internazionale e nel principale porto dell'Impero con una popolazione salita da 7.000 fino a 230.000 abitanti.
Abolito nel 1891 l'istituto del porto franco, ormai superato in una nuova realtà costituita da una rete globale di scambi e comunicazioni, Trieste si trova al centro di un'ampia politica economica, intrapresa dal governo austriaco e dai grandi gruppi finanziari austro-tedeschi, per rilanciare il ruolo del porto come sbocco di tutto il nord-Europa nel Mediterraneo e guidare lo sviluppo industriale, rendendo la città sempre più vicina con il centro Europa.
Nasce qui la drammatica contraddizione di Trieste, tra la sua italianità di lingua e cultura e il carattere ormai tutto austriaco del suo sviluppo economico: quella che Scipio Slataper definì la lacerazione tra le sue due anime, la mercantile e l'italiana.
1. Hermann Clemens Kosel (1867-1945)
Francesco Giuseppe I imperatore d'Austria con l'erede al trono arciduca Francesco Giuseppe Otto, 15 settembre 1914
Inv. CMSA F29013
Otto (1912-2011) era il figlio primogenito di Carlo e Zita d'Asburgo.
(a destra)
2. K.u.K. Militärgeographisches Institut Wien (1839-1918)
Monumento della dedizione all'Austria, 1914 circa
Inv. CMSA F8163
Opera dello scultore Ivan Rendić, fu inaugurata il 25 marzo 1889 nel giardino antistante la stazione, e demolita nel 1919.
Le persone intelligenti capivano che il nuovo secolo voleva un ordine nuovo perché s'iniziava una nuova epoca. Non che gli eletti col suffragio così detto universale fossero della gente arrogante e cattiva. In buona fede credevano di rappresentare tutto l'impero Austro-Ungarico e invece rappresentavano si e no centomila persone. Non avevano capito i nobili i proprietari tarrieri i padroni degli immobili e il liberi professionisti come avvocati e medici. Chi aveva capito subito l'aria del nuovo secolo era stato l'Imperatore vecchio ma sempre sempre giovane di spirito come quando era il primo tenente dalle gambe rosse.
Carolus L. Cergoly, Il complesso dell'Imperatore