Per il Museo Revoltella, fondato nel 1872 in virtù del lascito di un ricco finanziere di origine veneziana, gli anni tra il 1891 e il 1914 corrispondono alla fase di maggiore attenzione per il panorama artistico internazionale e per il processo di rinnovamento che lo sta interessando in tutta Europa. Nel 1892 il Curatorio del museo, che sovrintende alla gestione, visita l'Esposizione Internazionale di Monaco per fare acquisti di opere rappresentative delle diverse scuole pittoriche presenti all'importante rassegna. La delegazione è formata da tre membri del Curatorio, l'avvocato Felice Venezian, lo scrittore-giornalista Giuseppe Caprin e l'avvocato Clemente Lunardelli, e dal conservatore Alfredo Tominz. Forse si deve a quest'ultimo il suggerimento di recarsi a Monaco, dove egli aveva compiuto la sua formazione di pittore negli anni Settanta e probabilmente aveva ancora relazioni con l'ambiente artistico. Quattro i delegati e quattro le opere acquistate, due di artisti tedeschi (Karl Frithjof Smith e Karl Böhme) e due di artisti veneti (Guglielmo Ciardi e Luigi Nono). Una singolare “simmetria” che sembra frutto di un saggio compromesso tra l'esigenza di aumentare il valore della collezione con gli artisti nordici e la fedeltà all'antico legame con Venezia. A Felice Venezian e Giuseppe Caprin, due figure centrali nella vita politica e culturale di Trieste degli ultimi decenni dell'Ottocento, si deve la notevole crescita del patrimonio artistico cittadino, e in particolare del Museo Revoltella, in cui essi vedevano un fattore decisivo di sviluppo per una città, secondo gli intellettuali “ancora troppo dedita ai commerci”. In mostra è stato esposto anche un prezioso album di disegni dedicato a Felice Venezian dai maggiori artisti triestini del tempo.
Alfredo Pettener (1862-1943)
Porta Campo, Pirano 1905-1906
positivo : albumina ; 180x128 m
Sul r del cartoncino timbro ad inchiostro: Fotografia A. Pettener Pirano. Sul v. cartiglio con iscrizione. N. 112 Buste 11 1/2 cent.i = ohne Rond
Bibliografia
G. Caprin, Istria nobilissima, vol. 1, p. 245
L. Skerlic, Alfredo Pettener e la fotografia del Litorale, p. 78
Una moltitudine d’artisti che praticava la cosiddetta arte per l’arte si dannava ugualmente il cervello nella ricerca di un segno, d’un contrasto, d’una prestezza della mano nel cifrare un particolare o nel far vibrare in zona pericolosa una nota cromatic, per modo che in virtù di quel momento inventivo il loro nome si associasse a un piccolo brivido di novità dato ai concittadini, forse ai contemporanei nel mondo. A pochi riusciva, ma a taluni sì e il giuoco continuava, e la celerità nasceva in un istante e poteva anche in poco più d’un istante avere la morte sua di farfalla. Allora si cercava una novità ancora, l’attimo di una nuova e diversa scintillazione.
Silvio Benco, Contemplazione del disordine