ASSICURAZIONI GENERALI

TRIESTE FULCRO DI UNA LEVA INTERNAZIONALE

Le Assicurazioni Generali nascono a Trieste il 26 dicembre 1831 come compagnia di vasto respiro finanziario, operativo e geografico: il capitale sociale ammonta a due milioni di fiorini austriaci, superiore di dieci volte alla dotazione finanziaria media delle compagnie sulla piazza dell'epoca.

La volontà dei padri fondatori è di operare in tutti i rami assicurativi, come rispecchiato nella scelta dell'appellativo "Generali" quale parte del nome. La Compagnia si caratterizza per una struttura amministrativa bicefala: la Direzione Centrale di Trieste a capo della gestione nei territori asburgici e all'estero, e la Direzione Veneta di Venezia, competente per gli affari nel Lombardo-Veneto e nel resto della penisola italiana.

Il contesto mitteleuropeo è un notevole vantaggio per l'espansione della Società: grazie all'esperienza e alla solidità finanziaria maturate in 75 anni di attività (il triplicarsi del capitale sociale -ormai superiore ai dodici milioni di corone - ha reso possibili ingenti investimenti finanziari, immobiliari e fondiari) le Generali conquistano il primato italiano nel settore vita e incendi in termini di premi raccolti e capitali assicurati.

Nel 1906 la Compagnia conta nel mondo oltre 16.000 impiegati, dei quali più di 300 attivi presso la Direzione Centrale. La presenza internazionale è imponente: nel 1914 si contano 16 rappresentanze in territorio austro-ungarico e 42 in Italia e all'estero. L'espansione dei mercati e il diversificarsi dell'offerta assicurativa inducono la Compagnia a esercitare determinati rami di attività attraverso società specializzate: ai primi del Novecento le Generali assumono gradatamente la fisionomia allora non comune di "gruppo" , con 6 società controllate e 3 partecipate distribuite tra l'Italia e l'Europa centrale. 

La vocazione sopranazionale della Società si realizzò e si inserì perfettamente nel panorama economico e geopolitico di Trieste, scelta non a caso come Direzione Centrale (fig. 1), sia in quanto porta naturale tra i domini asburgici, e quindi l’Europa nord-orientale da una parte, gli stati italiani e il bacino del Mediterraneo dall’altra, sia per la composizione dell’azionariato, a dimostrazione dell’operosità di vari personaggi che diedero lustro alla città e alla Compagnia stessa: assicuratori, titolari di case di commercio o membri di famiglie di tradizione mercantesca, a testimonianza della fervida attività commerciale locale.

1. Palazzo Geiringer sede della Direzione Centrale delle Assicurazioni Generali, salone direzionale, 1906 circa

Archivio Storico Assicurazioni Generali, Versamenti, scheda 27520.

L’aquila e il leone 

Questa dicotomia geopolitica si concretizzò nella scelta da parte dei soci fondatori di una doppia struttura direzionale, Trieste (a capo di tutta l’amministrazione, e in particolare dei territori asburgici e l’estero) Venezia fulcro dell’attività italiana. Questo dualismo morfologico si rifletté sia sul nome sia sull’immagine della Compagnia.

Trieste e Venezia, sedi che nel XIX secolo appartenevano dal punto di vista politico a realtà amministrative diverse: Trieste all’Austria-Ungheria, Venezia al Lombardo-Veneto; pertanto venne scelta la denominazione di “Assicurazioni Generali Austro-Italiche(fig. 2). La scelta della ragione sociale non era arbitraria, essa indicava la sfera d’azione assegnata alla Società tanto in linea tecnica quanto negli sviluppi territoriali. L’aggettivo “Generali” dimostrava come la Compagnia non intendesse limitare le proprie operazioni alle assicurazioni tradizionali dell’epoca (trasporti marittimi e fluviali), ma si riprometteva di estenderle a qualsiasi altro ramo di assicurazione, per poi giungere a quella plurima e multiforme attività assicurativa odierna, esercitata direttamente o attraverso compagnie controllate e collegate. L’appellativo “Austro-Italiche” fissava i territori nei quali le Generali contavano di sviluppare i propri affari, oltre la composizione dell’azionariato.

Questo dualismo morfologico si rifletté anche sull’immagine della Compagnia, sul modo di proporsi sui vari mercati. Il primo emblema associato alla Società fu l’aquila bicipite asburgica, accordata in privilegio con sovrana risoluzione del 25 gennaio 1833 (fig. 3), prerogativa concessa a molti istituti assicurativi, che autorizzava le Assicurazioni Generali a fregiarsi anche del titolo di “Imperial Regie Privilegiate”.

Dopo i moti risorgimentali del 1848 la Compagnia eliminò dalla ragione sociale l’aggettivo “Austro-Italiche”, e successivamente la Direzione Veneta adottò il leone marciano come segno di riconoscimento nei propri territori di operazione. La Direzione Centrale di Trieste, sita in territorio imperiale, continuò a impiegare l’aquila bicipite fino agli anni della Grande Guerra (figg. 4-5)

2. Contratto sociale delle Assicurazioni Generali, Trieste, 26 dicembre 1831

Archivio Storico Assicurazioni Generali, Presidenza e Organi Sociali, Atti Istituzionali, Statuti, scheda 2811

 

3. Notifica della Congregazione municipale di Venezia al direttore veneto Samuele Della Vida, con elenco dei privilegi concessi alle Assicurazioni Generali con sovrana risoluzione, Venezia, 30 maggio 1833

Archivio Storico Assicurazioni Generali, Versamenti, scheda 681

 

4. Polizza incendi dell’agenzia generale di Vienna, Vienna, 6 agosto 1879

 Archivio Storico Assicurazioni Generali, Versamenti, scheda 29809.

 5. Targhe incendi murali attestanti la copertura assicurativa delle Assicurazioni Generali, XIX-XX sec.

 Archivio Storico Assicurazioni Generali, Versamenti, scheda 28396

 

Impiegati alle Generali

 

Trieste, città emporiale importante che seppe attrarre persone e capitali. A inizi ‘900, dei 15.562 impiegati, ispettori, agenti e sottoagenti su cui contava la Compagnia nel mondo, oltre 300 operavano alla Direzione Centrale (fig. 6): erano uomini e in numero minore donne; il lavoro femminile era stato introdotto alle Generali di Trieste nel 1892. Se gli atti ufficiali della Società erano dalla fondazione, per Statuto, in italiano, negli uffici si parlava e si scriveva correntemente in italiano e in tedesco, in quest’ultimo caso nella particolare forma grafica del gotico corsivo. Il tedesco era la lingua franca con cui si corrispondeva con agenzie, assicurazioni e banche in tutta l’Europa centro-orientale, ma a volte era adoperato anche negli scambi epistolari fra funzionari di Trieste e Venezia.

 

L’aura cosmopolita di Trieste affascinò il giovane Franz Kafka, impiegato nel comparto vita presso la Rappresentanza delle Generali di Praga tra il 1907 e il 1908, tanto da impegnarsi nello studio dell’italiano1 (fig. 7), ma le sue dimissioni precedettero l’agognato trasferimento. A giudicare dal curriculum nella sua richiesta di impiego, dove l’italiano non figura tra le lingue conosciute, lo scrittore Leo Perutz, attivo per la sezione attuariale del Ramo Vita a Trieste negli stessi anni del suo connazionale, lavorò solo con il tedesco. In generale si registrava una grande mobilità del corpo impiegatizio in tutta Europa, per i funzionari l’esperienza nelle agenzie o nelle società controllate della Compagnia a Vienna, Praga o Budapest era quasi la norma.

 

A Trieste gli impiegati lavoravano tutti i giorni feriali dalle 8 alle 13 e dalle 15 alle 17, ad eccezione della Ragioneria e del Segretariato Tecnico Vita, che contavano sull’orario continuato dalle 8 alle 15.30, con mezz’ora di intervallo. Il riposo domenicale era stato introdotto dal 1° dicembre 1903.

 

La Società seppe innovarsi e adattarsi alle nuove realtà geografiche ed economiche: attenta ai mercati sempre più esigenti, non rimase nemmeno indifferente alla crescente sensibilità sociale, che a livello internazionale andava affermandosi sul piano legislativo, prendendo provvedimenti per l’avvenire dei suoi impiegati, che partecipavano agli utili, come l’istituzione della Cassa di previdenza (fig. 8), attiva dal 1855, che a partire dal 1909 aggiornò le sue prestazioni in linea con le disposizioni governative sul pensionamento degli impiegati privati, erogando delle vere e proprie pensioni.

 

1 Nella lettera che l’ufficio di Praga scrisse alla Direzione di Trieste per accogliere la domanda di assunzione di Kafka si sottolineava con un nota bene [in trad.]: “Abbiamo intenzione di istruire il signor dr. Franz Kafka specialmente nel Ramo Vita, per utilizzarlo più avanti anche nel servizio all’estero [...]". Kafka in una sua lettera privata a Hedwig Weiler del novembre 1907 in effetti scriveva: “Imparo l’italiano perché prima di tutto andrò probabilmente a Trieste”.

 

 

6. Album fotografico dedicato ad Antonio Kenda, funzionario del RamoTrasporti, con foto di impiegati delle Assicurazioni Generali di Trieste, Trieste, 27 aprile 1892

 

Archivio Storico Assicurazioni Generali, Versamenti, scheda 28112

 

7. Curriculum vitae di Franz Kafka, 1907-1908

Archivio Storico Assicurazioni Generali, Direzione Centrale, Servizio del Personale, Posizioni Personali, U2GE042904

Nel curriculum vitae autografo di Franz Kafka si legge [in trad.]: “Sono nato il 3 luglio 1883 a Praga; ho frequentato fino alla quarta classe la Altstädter Volksschule; sono entrato poi nell’Altstädter deutsches Staatsgymnasium; a 18 anni incominciai gli studi alla deutsche Karl-Ferdinands Universität di Praga.

Dopo aver dato l’ultimo esame di stato, il 1° aprile 1906, entrai come praticante nello studio dell’avv. Richard Löwy, sull’Altstädter Ring. In giugno diedi l’examen rigorosum e nello stesso mese ottenni la laurea in legge. Come avevo subito

chiarito all’avvocato, ero entrato nel suo studio solamente allo scopo di impiegare il mio tempo, perché già in principio non era

 mia intenzione di rimanere nell’avvocatura. Il 1°ottobre 1906 iniziai la pratica giudiziaria, che terminai il 1° ottobre 1907”. 

7. Curriculum vitae di Franz Kafka (1907-1908). Coperta

 

8. Libretto della Cassa di previdenza, Trieste 1 luglio 1880

Archivio Storico Assicurazioni Generali, Versamenti, scheda 9062

 

Le agenzie delle Assicurazioni Generali: origini di una vocazione internazionale

 

Il contesto geografico e politico in cui nacquero le Assicurazioni Generali rappresentò un notevole vantaggio per l’espansione della Compagnia in Europa e, più tardi, in tutto il mondo. Il trovarsi in una posizione di cerniera tra gli stati italiani da una parte e l’Impero asburgico dall’altra favorì un vivace sviluppo su entrambi i versanti.

 

Fin dal 1832 venne stabilita la gerarchia delle agenzie: principali, provinciali e sub-agenzie. I primi anni dopo la fondazione furono molto intensi sul fronte della diffusione in tutta Europa. Vennero costituite rappresentanze a Vienna e in tutta l’Austria, a Praga, Pest, a Leopoli per la Galizia e la Polonia. In territorio italiano, dopo un inizio positivo, con l’apertura di agenzie a Genova, Milano, Verona, Firenze, Napoli, quasi tutti i governi della penisola revocarono le concessioni a vantaggio di iniziative locali. La situazione si sbloccò soltanto dopo la proclamazione del Regno d’Italia nel 1861. Gli interessi della Società non si limitarono ai mercati interni o strettamente confinanti. Si prese in considerazione l’istituzione di agenzie nei principali porti europei, quali Bordeaux, Marsiglia, Barcellona, Amburgo (fig. 9), Alessandria d’Egitto, Odessa sul Mar Nero.

 

L’esperienza maturata sul piano internazionale e la solidità ormai acquisita portò alla fine dell’800 a un nuovo slancio, in particolare verso le piazze anglosassoni. Fu aperta una sede a Londra, che in breve iniziò ad assumere affari anche nel centro-nord America (New York, Toronto, San Francisco, L’Avana) e in Australia (Melbourne). Successivamente furono toccati anche altri mercati mondiali, istituendo agenzie nel Mediterraneo (Cefalonia, Larnaca, Beirut), in Asia (Bombay, Karachi, Colombo, Singapore, Bangkok), in Sud America (Montevideo, Valparaiso, Buenos Aires) e in Africa (Suez, Gibuti, Johannesburg)

(fig. 10).

 

 

9. Opuscoli con istruzioni vita inviati agli agenti di Amburgo (1877-1896)

 Archivio Storico Assicurazioni Generali, Versamenti, scheda 6824

 10. Polizza dell’agenzia di Venezia (Venezia, 23 dicembre 1897)

 Archivio Storico Assicurazioni Generali, Versamenti, scheda 62412

 

Questa polizza vita fu sottoscritta da Giuseppe Sarto, futuro papa Pio X.

 

Assicurarsi il futuro. Strategie di mercato, strategie di comunicazione

 

L’espansione dei mercati e il diversificarsi dell’offerta assicurativa indussero la Compagnia a esercitare determinati rami di attività attraverso società figlie specializzate, come L’Anonima Grandine e L’Anonima Infortuni, fondate dalle Generali rispettivamente nel 1890 e 1896 a Milano, con sede nello storico palazzo Venezia in piazza Cordusio, opera di Luca Beltrami: un cambio di rotta indicativo non solo di una scelta tecnica, ma anche di un’innovativa politica commerciale. Un mutamento di indirizzo che si esplicita attraverso una strategia comunicativa di massa più accattivante, sintomatica dell’evoluzione di un paese che si avvia alla piena industrializzazione, anche se ancora a vocazione agraria.

 

Le prime comunicazioni pubblicitarie iniziarono a diffondersi con la nascita dei giornali tra la metà dell’800 e gli inizi del ‘900. Il Gruppo Generali fece ampio uso di tali strumenti, affiancandoli, fin dagli ultimi decenni dell’800, alle numerose altre forme di divulgazione e pubblicità utilizzate nel tempo, quali manifesti, opuscoli, depliant e volumetti di vario genere - come calendari, almanacchi, agende per i clienti o le “spagnolette”(fig. 12) - che illustrano i prodotti assicurativi, le attività e soprattutto i valori fondanti della Compagnia: solidità, sicurezza e dinamismo a garanzia di un sereno futuro. Principi che si traducono iconograficamente nel leone marciano e nelle quinte veneziane, simboli di secolare imprenditorialità e di solidi sistemi economici, e nei paesaggi agresti declinati in una visione bucolica di ottimistica fiducia in un sereno futuro.

 

Altresì le grandi Esposizioni universali furono un ottimo mezzo promozionale: da sempre una vetrina sul mondo, opportunità di confronto e indici preziosi del grado di sviluppo dei paesi espositori, con la loro ricchezza di invenzioni e vere e proprie mirabilia. Anche agli istituti di previdenza era riservato un posto in queste manifestazioni nazionali e internazionali, per l’importante ruolo svolto nella vita economica, e in quest’ottica le assicurazioni erano naturalmente interessate a pubblicizzare nel modo più attrattivo possibile la propria offerta. Le Generali parteciparono a diverse esposizioni, direttamente o attraverso società del Gruppo. La prima adesione fu nel 1881, all’Esposizione industriale italiana di Milano, alla quale fecero seguito diverse altre, come quella di Torino del 1898, dove venne presentato l’avanguardistico distributore automatico di polizze dell’Anonima Infortuni (fig. 13). Di quelle partecipazioni, che fruttarono alla Compagnia l’importante riconoscimento di primo operatore assicurativo nell’Impero e in Italia, rimangono nell’Archivio Storico delle Assicurazioni Generali diverse Memorie (fig. 14) pubblicazioni di pregio, in cui statistiche, dati tecnici e complesse ricerche di scienza assicurativa sono distillate in belle tavole colorate. 

12. Spagnolette [1910]

Archivio Storico Assicurazioni Generali, Versamenti

  

Espediente pubblicitario utilizzato anche dall’Anonima Infortuni negli anni Dieci del ‘900 per promuovere i propri prodotti assicurativi. Le figurine inserite nei pacchetti di sigarette (da qui il nome di “spagnolette”) erano state proposte al pubblico in diverse serie da collezionare: per esempio aviatori, bellezze femminili e Auer. L’assicurato presentando in agenzia il cartellino pubblicitario godeva, per il primo anno, di uno sconto del 10% sulla polizza infortuni sottoscritta.

 

13. Distributore automatico polizze infortuni [1898]

Assicurazioni Generali, Direzione Centrale, Ufficio di Rappresentanza di Roma

 

L’assicurazione copriva eventuali infortuni subiti durante il tragitto in treno o in battello a vapore.

Collegata al titolo di viaggio, la polizza veniva erogata dopo avervi introdotto una moneta da 10 centesimi, e valeva 24 ore dalla data di erogazione del ticket. Opera d’ingegno della ditta milanese Ceretti & Tanfani specializzata nella realizzazione dei trasporti sospesi, era visibile nelle principali stazioni ferroviarie italiane fino agli anni Venti del ‘900.

 

14. Memoria dell’Anonima Grandine in occasione dell’Esposizione generale di Torino (1898)

Archivio Storico Assicurazioni Generali, Versamenti

 

CITAZIONE LETTERARIA

Willy Eisner flunkerte gern. Er war ein kleiner Beamter in der Zentralbank und in der Revisionsabteilung beschäftigt. [...] [Er] fühlte sich in seinem Bureau nicht an dem richtigen Platze. Er beneidete alle, die in einem freien Beruf tätig und nicht an bestimmte Bureaustunden gebunden waren. Advokaten, Künstler, Handelsagenten. Als sein Lebensideal schwebte ihm das Dasein eines Menschen vor, der morgens gemächlich seine Post durchsieht, dann ins Kaffeehaus geht und im bequemen Fauteuil zurückgelehnt, die Zigarette im Mund, ein Gläschen Likör vor sich auf dem Marmortisch, das Straßengetriebe betrachtet. [...] Willy Eisner jedoch war genötigt, von acht bis halb eins und von zwei bis halb sechs in einem Raum, den er mit acht Kollegen teilte, ununterbrochen Rechnungen und Ziffern zu vergleichen und richtig befundene Posten mit einem kleinen Bleistifthäkchen zu versehen.

Leo Perutz, Zwischen neun und neun

 

 

[Trad. Adelphi: A Willy Eisner piaceva raccontar fandonie. Era un modesto impiegato della Zentralbank, reparto riscontri. [...] non si sentiva al posto giusto in un uffcio. Invidiava tutti quelli che svolgevano una libera professione e non erano quindi legati a precisi orari: avvocati, artisti, agenti di cambio. Come vita ideale immaginava l'esistenza di chi la mattina legge tranquillamente la posta, poi va al caffè e, allungato in un'accogliente poltrona, la sigaretta in bocca, un bicchierino di liquore sul tavolino di marmo davanti a sé, osserva il viavai lungo la strada; [....] Willy Eisner, invece, dalle otto alle dodici e mezzo, e dalle due alle cinque e mezzo, era costretto a dividere l'ufficio con otto colleghi, a confrontare ininterrottamente conti e numeri e a spuntare gli importi esatti con un segnetto a matita.

Leo Perutz, Dalle nove alle nove


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