La nostra attenzione, come i lettori sanno, è rivolta al mondo alla fotografia storica triestina che si diffonde sul web e, in particolare, a quanto
propone ed espone scientificamente la Fototeca dei Comune di Trieste, che è un punto di riferimento in questo campo per studiosi, studenti, curiosi e navigatori casuali in
rete.
A tale istituzione da sempre viene attribuito un ruolo importante e un' autorevolezza tale da essere fonte di riferimento per chi fa ricerca. Importante è l'informazione che appare a catalogo, siamo ancora legati al concetto di “catalogo di qualità” inculcatoci dal maestro Mauro Guerrini, all'authority control che nel web ha acquisito una valenza straordinaria. Non si può gareggiare con quanto viene proposto da siti di dilettanti o su quanto appare su Facebook.
Ma l'autorevolezza va conquistata e mantenuta, accettando anche le segnalazioni di chi propone un'amichevole collaborazione.
Eccoci qui allora a segnalare alcuni errori, che rischiano di contraddire questa autorevolezza.
Un esempio di imprecisione della Fototeca di Trieste che dimostra una particolare trascuratezza nella catalogazione su
Carlo Banelli.
Carlo Banelli, esponente politico liberal-nazionale di Trieste, diventa nel caso da noi individuato Carlo Benelli... e per fortuna non Sem. Anche la datazione lascia molto perplessi: 18!
L'errore di battitura nell'inserimento dati balza agli occhi “Data di fondazione dello studio Wulz 1968”, mentre una puntuale trascrizione epigrafica vien riservata agli altri dati. Tanta apparenza e poca sostanza, verrebbe da dire!
Manca del tutto la bibliografia, la consultazione del volume Giuseppe Wulz. La fotografia a Trieste 1868-1918 alle pagine 148 e 283 avrebbe dato conferma ai dati, come si usa fare.
Apparentemente ci dovrebbero essere aggiornamenti recenti sul personaggio. Infatti se consultiamo la voce Fondo fotografico Carlo Banelli redatta da Sara Bini troviamo molte informazioni.
Spiace, però, verificare che sia scomparso il nome di chi ha iniziato il lavoro su Papà Banelli - come si faceva chiamare - e che è stato alla base della preparazione della mostra su Trieste in guerra. I due fronti (2015).
Senza quel lavoro la voce non si sarebbe potuta compilare.
L'episodio merita una riflessione. La scientificità di un lavoro di ricerca, come si sa, è determinata anche dalla completezza delle informazioni sugli autori e le fonti utilizzate. Ma di questi tempi troppo spesso le regole fondamentali del lavoro scientifico non vengono rispettate. Studiosi improvvisati e impreparati saccheggiano i lavori altrui senza citarli e se ne appropriano senza alcun rispetto.
26 aprile 2022
Claudia Morgan
Certe imprecisioni linguistiche possono dare adito a fake news! Un esempio per tutti.
Alla fine della pagina web che illustra l'Archivio della Fototeca dei Civici Musei leggiamo "Tra i fotografi operanti a Trieste spiccano: Wulz, Sebastianutti e Benque, Zanutto, Ceregato, Circovich, Emblemi e Ballarini, Daguerre, Eram, Franceschinis, Ramann, Rieger, oltre ad Alinari, Beer, Nadar, Naya".
L'autore del testo si cita, ma la scoperta di nomi così famosi Daguerre, Nadar, Alinari e Naya attivi nella nostra città deve essere uno scoop recente! dato che nella bibliografia sulla storia della fotografia a Trieste i loro nomi non risultano. Sapevamo che il cavalier Revoltella si era fatto fare dei ritratti fotografici da Nadar nel suo atelier di Parigi, ma che Nadar sia stato attivo a Trieste è davvero una grossa novità. Peccato che non sia stata adeguatamente pubblicizzata….